Sicuramente esistono diversi film e vari romanzi che raccontano della salute mentale, coinvolgendo i protagonisti in situazioni di ansia e angoscia e descrivendo queste loro sensazioni, in modo più o meno efficace.
La tecnologia oggi, però, è andata oltre. Abbiamo scoperto che esiste un interessante e per certi aspetti rivoluzionario videogioco, che fa sperimentare in prima persona gli stati emotivi tipici di una malattia mentale.
Il game in questione si chiama Hellblade : Senua’s sacrifice, e rappresenta uno strumento importante al fine di incrementare la conoscenza del disturbo psichico, soprattutto, ci sentiamo di dire,alle persone che non ne hanno mai sofferto.

Ma vediamo più esattamente di cosa si tratta. Senua è una guerriera che si trova coinvolta in un’ incredibile avventura ,con lo scopo di restituire la libertà all’anima del suo amante morto.L’avventura non si prospetta delle più semplici: Senua infatti dovrà percorrere l’inferno vichingo,affrontando soprattutto le proprie paure e terribili demoni,rappresentati sia dagli orrori dell’ aldilà e sia dai propri fantasmi interiori.Infatti Senua soffre di schizofrenia,ansia e depressione,una condizione di disagio caratterizzata anche da allucinazioni visive e uditive. La forza del videogioco è determinata proprio dalla capacità di ricreare,anche attraverso l’audio, queste drammatiche sensazioni,che, oltretutto, tendono a dare al giocatore avvertimenti e consigli contraddittori su come muoversi durante il gioco. Curioso anche il fatto che non ci siano istruzioni precise su come giocare, favorendo così uno spiazzante senso di inquietudine e di conflitto interiore.Tutto appare confuso e sostanzialmente imprevedibile, soprattutto perché viene a mancare la sicurezza nelle proprie azioni come gamer, apportando dubbi e interrogativi.
Tra l’altro la morte è una minaccia sempre incombente,e, spesso, si realizza nel concreto, portando Senua a marcire in modo graduale. A proposito di questo,i creatori del game hanno affermato che se la distruzione arriva al livello della testa, l’avventura della protagonista termina inesorabilmente. Ma anche questo, sarà poi del tutto vero?

Ma d’altronde, cosa è più frustrante della malattia mentale? A volte è necessario che anche strumenti nati al fine di intrattenere e svagare, si confrontino con la dura e cruda realtà, stimolando esperienze costruttive e, perché no, formanti. E’ giusto che la conoscenza delle dinamiche psichiche e patologiche si diffonda verso più persone possibili, anche se ciò può in un primo momento risultare ostico e non particolarmente piacevole.