Guardate, devo essere sincero: a me l’autunno e l’inverno piacciono! Le ritengo stagioni poetiche, romantiche, ideali per chi desideri fare introspezione e riflettere su sé e sul mondo, senza troppe distrazioni. E senza, soprattutto, soffrire il caldo eccessivo. È anche vero , però, che in quanto ad allegria e spensieratezza l’estate è unica, con feste all’aperto dappertutto e gioia incontenibile da parte degli animatori delle spiagge. Esistono però persone per le quali i cambiamenti stagionali rappresentano un problema, a volte di difficile soluzione. Mi è capitato di leggere, infatti, come molti individui, all’arrivo delle stagioni più fredde, provino una certa malinconia, dovuta probabilmente anche al cambiamento di luce. Ma finché si tratta di normale malinconia, queste sensazioni possono essere sopportabili, se non addirittura, per certi versi, gradite. Ritengo, infatti, che un certo spleen autunnale o invernale faccia parte, come raccontavo all’inizio, di una reazione normale verso quei mesi dell’anno. Purtroppo, alcuni cadono in una vera e propria depressione, caratterizzata da apatia, malumore, problemi di sonno (c’è chi lo perde e chi invece fa dormite di una lunghezza esagerata). In particolare il Guardian ha detto che per il 6% dei britannici e il 2-8% della popolazione dei Paesi più a nord questo sentimento di tristezza è talmente grave da risultare, per certi aspetti, invalidante. Si tratterebbe di un “disordine affettivo stagionale” o “Sad”. Dalle più recenti stime, risulterebbe che il 10-15% della popolazione soffrirebbe di questo disagio psichico, e, nell’emisfero Nord, il numero salirebbe a 1 su 3. Le più colpite sono le donne, con l’80% dei casi.
A spiegare in parte le cause di questo malessere ci ha pensato il professore Robert Levitan, dell’Università di Toronto. Le sue spiegazioni vanno a considerare un passato molto remoto, in quanto si basano sul comportamento degli ominidi, risalente addirittura a diecimila anni fa, durante l’era glaciale. In particolare, il ricercatore ha fatto notare come essi rallentassero le loro attività col sopraggiungere dell’inverno, col fine di conservare giuste dosi di energia. E qui già si delinea una profonda differenza rispetto alle nostre frenetiche società, nelle quali ci viene sostanzialmente richiesto di essere attivi ed efficienti sempre, indipendentemente dalla stagione.
Si evince anche dallo studio di Levitan che, in realtà, non sono solo le differenti abitudini legate al passato, che condizionano l’umore “invernale”. La spiegazione contempla anche fattori strettamente biologici e chimici. Sembrerebbe infatti che, nei soggetti predisposti al “Sad”, il livello di melatonina è rallentato, e se consideriamo che essa controlla il sonno, possiamo facilmente comprendere come in questo modo vengano inviati messaggi sbagliati al corpo sulle diverse fasi del giorno. Ne risentirebbe in modo rilevante anche la serotonina , che, come sappiamo, è un neurotrasmettitore che controlla l’ansia e più in generale l’umore della persona.
Non so se esuli dall’argomento preso in esame questa settimana, ma mi preme evidenziare la possibilità che anche le feste natalizie possano in qualche modo contribuire alla tristezza invernale. Molti di voi riterranno questa mia riflessione un azzardo, se non addirittura un’insensata e fuorviante teoria. Cosa c’è in fondo di più rasserenante che trascorrere allegre giornate in compagnia dei parenti e, in generale, delle persone a noi più care? Se poi noi siamo religiosi , cosa mai potrà rendere più felici che rinnovare il nostro entusiasmo per la nascita di Cristo? Eppure, vi assicuro che diverse persone, in prossimità delle feste natalizie, diventano estremamente malinconiche, nostalgiche e tristi. Non so se si tratta di una vera e propria depressione, ma certamente sembra averne le apparenze. E qui, secondo me, non c’è melatonina e serotonina che tenga, nel senso che probabilmente sentimenti di questo tipo, soprattutto quando si è un po’ avanti con gli anni, sono causati dal ricordo delle persone che non ci sono più, dai parenti con i quali si vorrebbe festeggiare, ma di cui c’è rimasto solo un dolce ricordo. Anzi, chi ci dice che in realtà il profondo disagio psichico provato già durante i mesi autunnali, non sia solo provocato dalla latente attesa del Natale? Perdindirindina, non voglio assolutamente farmi promotore di una cancellazione del 25 Dicembre (che, tra l’alto, è una festa che adoro, anche se da molto tempo troppo consumistica). Mi preme soltanto sottolineare come persone molto sensibili, e magari con una certa predisposizione alla nostalgia, possano, anche nei momenti più lieti, avvertire un certo disagio.
Penso sia importante, in questi casi, riempirsi le giornate di tante attività e incontri. Non è detto che le relazioni sociali instaurate con persone al di fuori dell’ambito familiare, siano per forza meno gratificanti e stimolanti, anche nel periodo natalizio. Come ho scritto all’inizio, inoltre, è interessante saper cogliere da ogni periodo dell’anno le sue risorse e ciò che di magico ci può portare. L’essere costretti a stare necessariamente spesso in casa non è sempre un male, in modo particolare se si riesce a organizzare il tempo in maniera proficua e costruttiva. Leggere, ascoltare musica, invitare amici, tutto può portare a godere il fascino di momenti confortevoli all’insegna, magari, di un camino acceso romantico e suadente. Oddio, vi ho fatto rattristare ancora di più? Coraggio, la primavera sarà forse in anticipo ( Laura Pausini docet ).